Il termine “colombario” indica un edificio sepolcrale caratterizzato dalla presenza sulle pareti di file di nicchie con contenitori di terracotta per accogliere le ceneri dei defunti.
Grandi colombari vennero costruiti a Roma tra la fine dell’età repubblicana e il principato Flavio (seconda metà del I secolo d.C.), per garantire una sepoltura dignitosa a un gran numero di liberti.
Questi edifici furono realizzati dai membri della famiglia imperiale o da importanti senatori per i loro schiavi e liberti, oppure da privati che poi vendevano gli spazi.
Dagli scavi effettuati nel 1838 dalla famiglia Doria Pamphilj, in prossimità del Casino del Bel Respiro, è stato rinvenuto un complesso sepolcrale tra cui il Grande Colombario da cui provengono i resti di vivaci pitture che decoravano un muro di recinzione di un monumento di tufo e peperino con la rappresentazione di una finta porta.
Doveva accogliere più di 500 loculi.
Tra le file di nicchie erano dipinti fregi figuranti paesaggi idillico-sacrali, quadretti con frutta e uccelli, episodi mitologici e scene conviviali: nei paesaggi, si vedono scene di vita agreste, tempi, santuari rustici; piante e animali sono rappresentati con grande attenzione naturalistica, vicino a cesti di frutta; le immagini conviviali alludono ai piaceri della vita, come la buona tavola; gli episodi mitologici raccontano storie come l’uccisione dei figli di Niobe da parte di Apollo e Artemide.
I fori che restano sull’intonaco ci ricordano che era uso appendere in questo luogo ghirlande di fiori freschi.
Sotto ogni nicchia è dipinta una tabella (tabula ansata) contenente l’iscrizione con il nome del defunto o del proprietario.
Articolo di Sofia S.
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